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Può servire la protesi parziale rimovibile in tempo di crisi? Le considerazioni di Yuna Siomonelli uno dei relatori più preparati sulla materia
[venerdì 4 novembre 2011]

Yuna Fortunata Simonelli, odontotecnica da sempre impegnata sindacalmente nello Sno-Cna, è uno dei relatori più preparati sulla protesi scheletrata. La considerazione che l’ha portata ad inviarci questo bignamino sulla “scheletrica” è tanto semplice quanto reale: ma in tempi di crisi la protesi parziale rimovibile non può essere un ottimo ausilio protesico che permettedi contenere i costi e ripristinare una funziona persa? Ed ancora: ma dentisti ed odontotecnici, per le proprie competenze, la sanno ancora fare?

Di seguito i suoi consigli e considerazioni.

 

La protesi parziale rimovibile (PPR) è una protesi sociale, essa è prescritta dai clinci per pazienti in età avanzata, riabilita diverse combinazioni di edentulie distali, bilaterale, monolaterale, intercalate estese.

La PPR è composta da una struttura metallica detta scheletrato a supporto degli elementi mancanti in resina, e come tutti i dispositivi protesici, ha come fine quello di ristabilire la funzionalità dell’apparato stomatognatico .

Questa protesi, nata nel 1918 con la costruzione del primo parallelometro, è stata sempre la cenerentola delle protesi dentali perché da allora è sempre stata ritenuta una protesi estrattiva, anticamera della protesi totale, da costruire velocemente e senza progettazione clinica, secondo principi meccanicistici e non biologici.

Bisogna invece ricordare che da allora molte cose sono cambiate. Già nel 1956 nasce in America, grazie al  Prof. W.L. Mc Cracken una progettazione  della P.P.R, che tieneconto dei principi biomeccanici e ha come fine quello di ristabilire la funzionalità dell’apparato stomatognatico. Si tratta di rivedere tutta la progettazione: effettuare la preparazione di piani guida per l’inserzione, diappoggi che tengano conto dell’anatomia dentale, scegliere la ritenzione secondaria, meccanica in base al caso, usando solo porzioni di metallo essenziali. Si realizza così un vero e proprio cambiamento nella progettazione dal momento che la PPR ad appoggio dente-mucosa è sottoposta a movimenti rotazionali dovuti alla maggiore resilienza della mucosa rispetto a quella dei legamenti paradontali. Da allora  la sperimentazione non si è mai fermata e vi sono state molte ricerche in vitro edin vivo su questo argomento; è necessario ricordare il gancio con appoggio mesiale realizzato da Kratochivil nel 1963, l’aggiustamento fisiologico di Applegate nel 1965, Kratovichvil 1979, Stewart, per arrivare nel 1988 alla tecnica del modello modificato ad opera di Applegate 1965, Kratochivil e diStewrt nel 1988 che costituiscono il concetto base del disimpegno programmato. Nel 2000 i prof. Preti e Pera dell’Università di Torino realizzano importanti accorgimenti tecnici che contribuiscono a ridurre i carichi sui dentipilastro e sulle creste edentule distali.

Mi sembra importante ricordare che per una corretta progettazione di questa tipologia di protesi sono necessari i seguenti passaggi procedurali:

• Studio del progetto, in base alla conoscenza anatomica,classificazione  di Kennedy e regole diApplegate.

• Scelta della ritenzione secondaria.

• Considerazione generale dei connettori maggiori e loro forme.

• Requisiti fisici, morfologici, di localizzazione d’originie dei decorsi dei connettori secondari.

• Esame del modello da studio al parallelometro.

• Scelta dell’asse d’ inserzione.

• Scelta della ritenzione diretta  (ganci sopra equatoriali e sotto equatoriali) e sue componenti.

Da quanto sopra esposto risulta che nella progettazione e nella realizzazione della protesi parziale mobile si devono rispettare tutte le strutture biologiche coinvolte nella funzione masticatoria e conoscere alcune nozioni circa: le leggi delle leve ed i loro effetti, le considerazioni sui supporti, la conoscenza dei contatti occlusali, la direzione delle sollecitazioni e la relativa salute di tutte le strutture orali.

Da tutto ciò si evidenzia che per realizzare la P.P.R. sono necessari anni di studio molta cura nel lavoro ma i risultati sono ottimi.

Bisogna allora chiedersi se la crisi della P.P.R. sia dovuta all’impreparazione degli operatori, alla “massiccia” realizzazione di protesi con impianti o alla crisi economica e su questa complessa problematica vorrei invitare i colleghi ed i clinici ad una riflessione seria dal momento che ho verificato che di P.P.R. non si parla quasi mai. Per quanto mi concerne ho già detto di avere avuto ottimi risultatiti nell’arco della mia lunga carriera e non credo che c’entri molto la crisi economica dal momento che la P.P.R. è una protesi sociale e che i costi sono molto più contenuti rispetto ad una protesi con impianti, per cui la risposta alla domanda iniziale è sicuramente si, può servire. Ritengo, infine, giusto ribadire che è del tutto impensabile sostituire la P.P.R. con una struttura in resina che è una protesi momentanea, che creerebbe danni irreversibili all’apparato stomatognatico; gli stessi, del resto, che crea una P.P.R. mal progettata.   


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