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Canone Rai dovuto anche a chi ha un computer. Ad imporlo una legge del 1928 ed un articolo del decreto Salva Italia. Per Imprese Italia un balzello iniquo. I chiarimenti della Rai
[martedì 21 febbraio 2012]

In questi giorni molte imprese artigiane, ma anche liberi professionisti, hanno ricevuto una lettera dalla Rai che li invitava a pagare il canone.

“La informiamo – scrive la Rai– che le vigenti disposizioni normative impongono l'obbligo del pagamento di un abbonamento speciale a chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione di trasmissioni radiotelevisive al di fuori dell'ambito familiare, compresi computer collegati in rete indipendentemente dall'uso al quale gli stessi vengono adibiti come ad esempio la visione di filmati,dvd, televideo, filmati di aggiornamento etc.”.

La norma a cui la Rai fa riferimento per richiedere il pagamento del canone è una legge del 1938 che è tornata attuale grazie all’articolo 17 del decreto Salva Italia pubblicato in Gazzetta Ufficiale ma attualmente in discussione in Parlamento per la ratifica in Legge. Norma, che se approvata, impone ai titolari di partita iva di indicare nella dichiarazione dei redditi il numero di abbonamento speciale alla radio o alla televisione e la categoria di appartenenza (…), ai fini della verifica del pagamento del canone di abbonamento radiotelevisivo speciale”

Contro la norma si sono schierate le principali associazioni di categoria e molti politici di ogni schieramento.

“Appare ora aggressivo e intollerabile – sostiene un comunicato di Imprese Italia il coordinamento delle associazioni artigiane- l’atteggiamento della RAI, che, facendo leva sul nuovo obbligo per le imprese introdotto dall’art. 17 del decreto “Salva Italia”, si sostituisce al legislatore nel tradurre in regola concreta una norma che certamente non ha come scopo quello di obbligare al pagamento del canone chi utilizza i propri strumenti di lavoro per finalità intrinseche, e a volte addirittura per effetto di norme che obbligano l’impresa a dotarsene (si consideri l’obbligo per le società di dotarsi di posta elettronica certificata e la previsione che i contatti tra imprese e pubblica amministrazione debbano avvenire esclusivamente in forma telematica)”.

Richiedendo al Governo un immediato intervento Imprese Italia ritiene che “la richiesta del pagamento del canone a tutte le imprese, senza un riscontro delle reali situazioni operative, sembra piuttosto rispondere ad una non dichiarata ma evidente esigenza di far cassa”.

“Con riferimento alla questione relativa al pagamento del canone di abbonamento alla tv –si legge in una nota della Rai- si precisa che le lettere inviate da Rai non si riferiscono al canone ordinario (relativo alla detenzione dell'apparecchio da parte delle famiglie) ma si riferiscono specificamente al cosiddetto canone speciale cioè quello relativo a chiunque detenga -fuori dall'ambito familiare (es. Imprese, società, uffici)- uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezioni di trasmissioni radiotelevisive. Ciò in attesa di una più puntuale definizione del quadro normativo-regolatorio".

In attesa di una determinazione dei ministeri competenti l’associazione consumatori ADUC consiglia di considerare la richiesta della Rai illegittima.


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