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Scarica Allegato: Scarica le determinazioni prese dalla Conaulta quota "B"

La Consulta ENPAM ha deciso “il futuro” previdenziale dei dentisti. Ecco le novità spiegate dal Vicepresidente Malagnino
[giovedì 1 marzo 2012]

Tutte le consulte dell’ENPAM, convocate separatamente nel giugno 2011 per analizzare le conseguenze della norma che spostava da 15 a 30 anni la sostenibilità dei fondi, avevano deciso di omogeneizzarne al massimo le prestazioni (le determinazioni prese si trovano a pag.5 dell’allegato). Su queste basi le  consulte dettero mandato al Dipartimento della previdenza dell’ENPAM (direttore Ernesto Del Sordo) di stabilire gli interventi necessari (innalzamento dell’età pensionabile, revisione dei coefficienti alla base del calcolo delle prestazioni, nonché l’aliquota contributiva e l’aliquota di rendimento) per avere la sostenibilità a trenta anni.

Su queste basi si presero i contatti con i Ministeri vigilanti, in particolare quello del Welfare, per verificare se le modalità e i calcoli che si stavano adottando potevano essere una base sufficiente per continuare i lavori interni alla Fondazione. Luglio agosto e settembre furono utilizzati per impostare i software per i 5 fondi, oltre che per spiegare la necessità, i principi e le modalità della riforma a quanti più colleghi possibile. Furono organizzati incontri nei congressi dei sindacati e presso vari ordini dei medici provinciali e in particolare ben due Consigli Nazionali ANDI. In ottobre e novembre ci furono i contatti con i ministeri  e fu organizzato un convegno nel quale fu dedicata la sessione più importante alla esposizione delle riforme in atto.

 A dicembre la manovra “Salva Italia” cambiò ancora le regole: non solo porta da 30 a 50 anni la sostenibilità delle casse, ma adotta come indicatore il saldo previdenziale. Le pensioni per i prossimi 50 anni, cioè, debbono essere pagate solo con i contributi incassati, senza mai utilizzare il patrimonio! Se una cassa non ci riesce, la norma la punisce obbligandola a passare al contributivo e a prelevare l’1% per il 2012 e il 2013 dalle pensioni in essere. Vista l’impossibilità di rispettare questa norma, molti hanno temuto che in realtà il Governo volesse, direttamente o indirettamente, utilizzare i patrimoni delle casse dei professionisti (più di 40 miliardi) per fini non riconducibili al pagamento delle loro pensioni.

Ulteriori contatti con il Ministro e con il ministero, dichiarazioni di sciopero, forti azioni in parlamento (prezioso il lavoro del nostro collega on. Giuseppe Marinello) per modificare o, almeno, attenuare la norma hanno indotto il ministro a dichiarare, anche in sedi formali (il Parlamento) che possono essere usati anche i proventi del patrimonio.

La valutazione, politica, del Consiglio di Amministrazione dell’ENPAM è stata molto chiara: bisogna preparare una riforma tale che rispetti la norma e che,quindi, debba essere accettata dal Ministro Fornero, anche a costo di sacrifici forse inutili, in quanto bisogna conservare il bene più prezioso, la autonomia decisionale, messa in discussione nel caso la riforma non sia accettata. Questo perché, io ne sono convinto, in futuro potremo cambiare le regole solo se abbiamo autonomia e non siamo ingessati da un sistema rigido come quello che la norma ci imporrebbe. In poche parole, bisogna sventare il tentativo di applicare alle casse dei professionisti le regole del sistema Inps. Non solo perché non le potremmo cambiare, ma soprattutto perché le casse hanno un ingente patrimonio che può essere utilizzato, mentre l’Inps deve ricorrere a “Pantalone” per pagare le pensioni! Una bella differenza, che il legislatore ha fatto finta di non vedere!

Per queste ragioni probabilmente saranno tolti non solo i privilegi (e quindi il debito che si accumulava sulle spalle dei futuri contribuenti) che caratterizzano il nostro attuale sistema, ma probabilmente saremo costretti a sacrifici inutili.

Ma…., i sacrifici sono la bandiera di questo governo, sostenuto dal parlamento, quindi perché solo i professionisti sul piano previdenziale non debbono farli?  Questa domanda ci viene posta da molti giornalisti in cerca di scoop contro la casta! Ed è difficile convincere chi non vuole essere convinto che l’ENPAM non costa e non costerà nulla allo Stato, anzi paga le tasse ogni anno: nel 2011 circa 78 milioni!

Con queste premesse, la consulta, riunita a gennaio e a febbraio, ha deliberato la riforma. Non senza ampio e duro dibattito: non è certo semplice proporre una aliquota contributiva maggiore (quindi più contributi da versare) in un momento di grave crisi per la libera professione. E specialmente se il rendimento dei versamenti si abbassa! Ora, a riforma non ancora effettuata, 1000 euro versati rendono 140 euro di pensione l’anno: troppi, come ho sempre detto! Con la riforma, poco più di 60! Questi i numeri. Ma se dovessimo passare al contributivo che vuole il Ministro, quegli euro darebbero intorno ai 50 euro.

Su queste basi sono state proposte alla consulta 3 soluzioni diverse di aliquota contributiva (ora del 12,5% fino a un reddito di 53.000 euro indicizzati e l’1% sopra questa tetto) e aliquota di rendimento (ora dell’1,75%), a parità di tutti gli altri parametri (pag 6 dell’allegato):

- La prima con incremento dell’1% l’anno dal 2015 al 2023 e dello 0,5% nel 2024, quindi del 22%, a regime e un rendimento dell’1,5%;

- La seconda aumento dell’1% l’anno dal 2015 al 2020 con aliquota a regime del 18,5% e rendimento dell’1,1%;

- La terza con incremento dell’1% l’anno dal 2015 al 2021 con aliquota a regime del 19,5% e rendimento dell'1,25%.

La consulta ha, secondo me saggiamente, scelto la terza proposta. Saggiamente in quanto la più equilibrata: i famosi 1000 euro rendono 64 euro l’anno (contro i circa 50 del contributivo!).

Altri due punti sono stati affrontati nella discussione:

1. La possibilità del contributo integrativo (il 2% o più da inserire in parcella che verrebbe pagato dal paziente) legato al passaggio al sistema contributivo: probabilmente vantaggioso, ma certamente non ottenibile nei tempi richiesti dalla norma contenuta nel “salva Italia”. Troppo rischioso, quindi, adottare il contributivo nella speranza del contributo integrativo: avremmo corso il rischio di una aliquota del 27% o più, come i lavoratori autonomi iscritti all’Inps (p.es. gli igienisti dentali). La consulta si è impegnata ed ha impegnato l’Enpam ad approfondire e seguire nel tempo il tema;

2. L’aliquota versata da coloro che, pur iscritti ad una previdenza obbligatoria diversa, esercitano, non esclusivamente, la libera professione: i contribuenti possono scegliere se versarla intera o ridotta al 2%. Giustamente alcuni consultori hanno notato che, mantenendola ferma al 2%, vi sarebbe una forte sperequazione tra le due aliquote (a regime, nel 2021 del 17,5%!) che porterebbe a squilibri sia sindacali che ordinistici. Considerando che non vi sarebbero state sostanziali modifiche nei bilanci tecnici, la consulta ha deciso di lasciare ai colleghi questa possibilità, impegnando,però, l’ENPAM, i sindacati interessati e gli ordini del problema.

Ora queste proposte della Consulta della libera professione, come quelle delle altre consulte, dovranno passare al vaglio del Consiglio di amministrazione per essere definitivamente approvate dal Consiglio Nazionale, composto dai presidenti di Ordine o dai loro delegati. Solo a  questo punto saranno presentati al ministero che avrà, secondo la norma, 30 giorni di tempo per l’approvazione.


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