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RICERCA CLINICA: Lo sbiancamento non danneggia la superficie dello smalto, è quanto emerge da un recente studio in vivo dell’ ADA
[mercoledì 20 giugno 2012]

L’American Dental Association ha pubblicato sulla propria rivista scientifica JADA (Giugno 2012, Vol. 143:6, pp 580-586. ) una ricerca che evidenzia come la concentrazione di fosforo e calcio sulla superficie dello smalto dentale non risulta alterata dopo il trattamento di “bleaching”.

La ricercatrice Flávia Lucisano Botelho do Amaral, DDS  del São Leopoldo Mandic Institute & Research Center in Brasile ha  esaminato per la prima volta in vivo le variazioni nelle concentrazioni di calcio e fosforo nello smalto dopo trattamenti sbiancati in studio o a domicilio.

Per farlo ha reclutato 80 pazienti senza carie nè malattia parodontale e con una situazione clinica idonea per effettuare lo sbiancamento dentale. I partecipanti sono stati suddivisi in quattro gruppi da 20 ciascuno a seconda dell’agente sbiancante utilizzato.

I bleaching  testati sono:  perossido  di carbamide domiciliare al 10% (Opalescence PF 10%, Ultradent), perossido di  carbamide domiciliare al 20 % (Opalescence PF 20%), Perossido di Idrogeno al 35 % in studio (Pola Office With 35% HP, SDI), Perossido di Idrogeno al 38 %  in studio (Opalescence Boost PF 38% HP)

Gli Autori hanno valutato i denti prima e durante il trattamento effettuando un ulteriore follow up a  7 , 14, e 21 giorni.

La valutazione è stata realizzata effettuando microbiopsie di smalto -un metodo di raccolta di campioni di smalto senza causare danni alla struttura dentale – su cui viene determinata la concentrazione spettrofotometrica di ioni fosforo e di calcio.

I ricercatori non hanno trovato differenze significative nella concentrazione di Calcio e Fosforo nei tre momenti di valutazione (di base, durante e dopo il blaching) con nessuno dei 6 prodotti testati. Questo, molto probabilmente, è causato secondo la Amaral dall’effetto protettivo della saliva  che   ha capacità tampone e favorisce la remineralizzazione dello smalto stesso. La conclusione dello studio è che in vivo le diverse tecniche sbiancanti testate non alterano la componente inorganica dello smalto.

Il risultato è particolarmente sorprendente poiché altri studi in vitro hanno dimostrato  esattamente il contrario come l’Ohio State University del 2009 che mise in evidenza alterazioni dello smalto dopo l’applicazione differenti sbiancamento domiciliari (Journal of Dentistry, marzo 2009, vol. 37:3, pp 185-190). Sicuramente saranno necessarie ulteriori indagini di approfondimento.

A cura del dott. Davis Cussotto –odontoiatra libero professionista- Twitter @DavisCussotto


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