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La Cassazione conferma che è giustificato sequestrare lo studio in cui viene consentito ad un abusivo di operare
[lunedì 1 ottobre 2012]

Con la sentenza numero 35554/12 la Corte di Cassazione conferma la decisione del tribunale del riesame che si era espresso negativamente in merito al dissequestro di un centro odontoiatrico all’interno del quale era stato coperto ad operare un finto dentista.

La vicenda risale al 2011 quando un diplomato odontotecnico è stato indagato per esercizio abusivo della professione odontoiatrica e con lui, in concorso, due direttori sanitari che negli anni si sono alternati nel Centro odontoiatrico, una S.a.S. amministrata dall’odontotecnico. Con i tre sono state indagate anche le segretarie e le assistenti alla poltrona. Oltre alle denunce il Gip aveva disposto i sequestro della struttura. Contro questa decisione l’amministratore, che in questo caso era anche il finto dentista, aveva presentato ricorso contestando la validità della misura cautelare che non avrebbe tenuto conto dell'esigenza di tutelare i diritti dei terzi (tra questi anche i dipendenti  )

Ricorso che non è stato accolto dalla Cassazione che contesta la legittimazione del ricorrente a far valere una ipotetica lesione dei diritti di terze persone in relazione a un provvedimento. Cassazione che ritiene che solo il sequestro della struttura scongiura il rischio di reiterazione di un reato che è stato compiuto con il consenso dei dentisti abilitati anch’essi indagati.

“La sentenza –spiega l’avv. Silvia Stefanelli esperto di diritto sanitario in Bologna è molto rilevante nella parte in cui nega il dissequestro in ragione del fatto che anche i due odontoiatri che lavoravano nella struttura gestita dall'odontotecnico sono sottoposti a procedimento penale per presunto concorso”. “In sostanza –continua la Stefanelli- la Cassazione dichiara che il diniego di dissequestro è totalmente motivato in considerazione del fatto che tutti i soggetti coinvolti (l'odontotecnico abusivo ed i medici presunti prestanome) sono indagati per fatti di rilevanza penale”.

 


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