Chi Siamo Iscriviti Archivio L'Esperto risponde Archivio SOle 24 Ore Odontoiatria  
La gestione dei pazienti difficili e non collaboranti una piacevole conversazione a Midwinter di Chicago
[martedì 26 febbraio 2013]

Tra le tante relazioni a cui ho partecipato al Chicago Midwinter vi sintetizzo il colloquio che ho avuto con Theodore Passineau avvocato e Senior Clinical Risk Management Consultant presso Medical  Protective in tema di pazienti non collaboranti.

Innanzitutto Passineau  ritiene che non tutti i pazienti non collaborativi siano difficili da trattare. "Più frequentemente sono non collaborativi i  bambini , gli anziani,  i diversamente abili –dice-  pur non essendo pazienti difficili".

Sono invece pazienti  difficili coloro che:

· Impediscono la formazione del rapporto fiducia medico/paziente influenzando negativamente il team, creando talvolta tensioni all'interno dello studio stesso.

· Possono  manifestare sospetto  piccole ostilità  e sgarbatezze.

· Possono sovrautilizzare il sistema di cure.

· Possono o non possono essere collaborativi.

· Possono obiettare sul prezzo.

· Possono intraprendere un contenzioso giudiziario.

Sono invece pazienti non collaborativi coloro che.

· Possono lamentarsi sul trattamento, e generare un referral negativo.

· Possono saltare appuntamenti.

· Possono non pagare il conto.

· Possono avere i situazioni famigliari difficili.

· Possono essere   pazienti difficili.

Vi sono poi anche dei fattori ambientali che possono predisporre il paziente a non essere collaborativo, fattori che l’avv. Passineau  indica come gli aspetti culturali, la provenienza da paesi diversi e una cattiva integrazione –quindi anche problemi di comprensione linguistica- e difficoltà economiche.

Altri fattori sono quelli legati agli stili di vita del soggetto che lo portano a diventare non collaborativo fattori come: l’ansia, la depressione, l’ipocondria, l’utilizzo di stupefacenti.

Ovviamente vi sono poi fattori legati al professionista che portano il paziente a non essere collaborativo. Questi sono, secondo il nostro esperto la stanchezza ed i comportamenti difensivi del professionista, l’utilizzo di un linguaggio troppo tecnico, l’insistenza nel proporre le terapie da adottare, una non capacità di gestire i conflitti, non sapere ascoltare e capire il paziente o non dare l’impressione di essere dedicato a lui, per esempio mai interrompere la seduta per rispondere al telefono o fare altro. Per gestire le situazioni critiche i consigli sono di effettuare una anamnesi accurata per ricercare i pazienti con disordini psichici, in caso di dubbio consultarsi con il suo medico di base, documentarsi attraverso una dettagliata cartella clinica, non cimentarti mai nel curare il dolore conico nello studio dentistico, il dentista é uno specialista dell'acuto.

Diventa poi determinante raccogliere il consenso scritto delle cure, chiarire le modalità di pagamento e dare al paziente istruzioni scritte ed essere chiari sulle possibilità di fallimento della terapia.

Al termine del ciclo di cure è sempre consigliabile seguire il paziente per un periodo i tempo ragionevole, conservando la documentazione clinica.

Le raccomandazioni finali dell’avvocato Passineau, anche per prevenire il contenzioso, è quella ovvia ma efficace: valutare con attenzione il paziente prima di iniziare una cura.

A cura di Davis Cussotto: odontoiatra libero professionista Twitter @DavisCussotto

 


Riproduzione vietata Ritorna alle notizie
Aiutaci a mantenere viva l'informazione de ildentale: abbonati

 
Questo sito utilizza cookie di profilazione propri e di altri siti per inviare all'utente comunicazioni commerciali in linea con le preferenze manifestate durante la navigazione.
AVVISO: D-Press sas informa che, accedendo al sitowww.ildentale.it l'utente acconsente all'uso dei cookies per le finalità sopra indicate.
Proprietà D-Press sas PI:01362010058 redazione@ildentale.it