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Ansia da “riunito” nei pazienti adulti, come aiutarli a superarla, come trattarli. I consigli del dott. Daniele Benedetti Forastieri
[mercoledì 13 marzo 2013]

La paura del dentista e l'ansia cosiddetta “da poltrona” è una condizione estremamente comune che si manifesta con sintomi fisici: accelerazione cardiaca, sudorazione, tremori, capogiri, vertigini sino allo svenimento e psicologici come l'evitamento: ma cosa è questo????.

Secondo recenti studi ne soffre oltre il 60% delle persone che percepisce uno stato di lieve ansia quando deve affrontare delle cure dentarie, mentre il 26% ha sintomi specifici e il 10% mostra una vera fobia . In realtà la paura del sangue e degli strumenti percepiti come offensivi (taglienti, a punta, aghi) è un sentimento primordiale. Inoltre il dentista agisce nella bocca, che è considerata una zona sensibile e psicologicamente “intima”. Le manifestazioni più evidenti sono i comportamenti di fuga, l'allontanamento dall'operatore, l'irrequietezza.

Il 25% di questi pazienti ansiosi rimanda o evita completamente il momento delle cure. La paura è più forte del dolore e questo provoca un progressivo peggioramento della situazione. Il paziente aspetta mesi, a volte anche anni e questo aumenta esponenzialmente la sua paura. Sa di aver trascurato il problema, sa che a quel punto l'intervento sarà più invasivo, lungo e costoso. Arrivano in studio quindi situazioni molto compromesse con persone difficili da gestire. Anche il professionista infatti ha bisogno di un contesto di calma e serenità per operare, ecco come nel nostro studio abbiamo adottato protocolli semplici ma efficaci per aiutare le persone a farsi curare.

Un paziente ansioso ha bisogno di una serie di attenzioni che devono essere attuate già dal momento in cui entra in sala d'attesa. Noi mettiamo in atto una accoglienza "dedicata", a cominciare dalla segretaria che costituisce generalmente il primo viso attraverso il quale avviene il contatto.

Questo paziente deve trovare un ambiente sereno, possibilmente in assoluta assenza dei tipici rumori ed odori degli ambulatori dentistici, bisogna cercare di non farlo attendere un minuto oltre l'orario convenuto, deve essere accompagnato dal professionista che lo segue senza fretta e con una misurata cordialità. L'ideale è poter dedicare a questi individui un tempo sufficiente ma ben determinato in occasione della prima visita; il paziente ansioso fatica ad accettare una posizione durante la visita, tende a non appoggiare la testa sul poggiatesta, a tenere le gambe tese e rigide e spesso non apre a sufficienza la bocca.

La prima visita deve quindi durare poco e metterlo a proprio agio. Dobbiamo fargli presente che non fargli provare alcuna emozione negativa è un nostro obiettivo e lo inviteremo a fermarci nel momento in cui percepisca fastidio o dolore. Di solito vogliamo capire se farlo partecipare, spiegandogli cosa andremo a fare cercando la sua collaborazione, oppure se preferisce essere distratto da una conversazione calma. Quando abbiamo visitato il paziente e deciso il trattamento ne discuteremo con lui. Spesso è il paziente stesso che ci avverte di essere ansioso e quindi non c'è nulla di male a proporgli di aiutarlo. I vari metodi devono essere spiegati in maniera chiara e parole semplici e si devono incoraggiare le domande del paziente. Ci accertiamo che abbia capito in modo che poi possa essere "collaborante", ciò avviene se si fida di noi. Possiamo proporre, ma spesso è meglio dare x scontato che lo si userà senza dare al paziente la possibilità di " non " voler lo usare: a volte l'uso di una qualunque macchina aumenta ulteriormente l'ansia l'uso del protossido d'azoto e/o di farmaci specifici che inducano un rilassamento e un abbattimento dell'ansia come benzodiazepine ad emivita breve che agiscano per la durata del trattamento. Paradossalmente il paziente ansioso soffre l'idea di non avere il controllo completo di sé, e vorrebbe affrontare tutto senza aiuti, vive la propria ansia con vergogna e ha terrore del dolore fisico.

Scelta la metodica da applicare durante i trattamenti testiamo la titolazione del protossido di azoto: in questa fase, bisogna parlare con il paziente e riuscire ad individuare gli argomenti che lo fanno rilassare a farlo rilassare. Una volta che la terapia viene iniziata bisogna cercare di concentrare gli appuntamenti in quanto la memoria recente di aver affrontato una seduta senza problemi è un buon rinforzo per quella successiva. Pazienti con una vera e propria 'fobia' invece o che hanno in programma trattamenti lunghi possono beneficiare della collaborazione di un anestesista per una sedazione farmacologica.

La sedazione, anche chiamata 'analgesia sedativa' viene eseguita da uno specialista in anestesiologia che utilizza farmaci ansiolitici per via orale o per via endovenosa nel caso di interventi particolarmente lunghi o complessi. Le benzodiazepine agiscono sui recettori specifici e permettono il rilassamento muscolare, la diminuzione dell'ansia mentre l'attività inibitoria sul Gaba interviene sulla percezione del tempo.

Una strategia utilizzata quando sia necessario che il paziente sia rilassato, non senta alcun dolore ma sia cosciente e possa collaborare alle indicazioni del medico.

A cura di: Daniele Benedetti Forastieri Specialista in Odontoiatria a Senigallia

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