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Il futuro dei professionisti visto da Roberto Callioni neo vicepresidente di Confprofessioni, reduce dall’incontro con l’On. Bersani
[giovedì 28 marzo 2013]

Da circa tre mesi Roberto Callioni, past-president ANDI e membro esperto del Consiglio Superiore Sanità, è stato nominato alla Vicepresidenza di Confprofessioni, l’associazione che rappresenta  le tante anime dei liberi professionisti italiani. Lo abbiamo intervistato qualche giorno prima che si recasse con il presidente Gaetano Stella a Montecitorio a colloquio con l’On, Bersani per le consultazioni sulla formazione del prossimo governo.

Dott. Callioni, lei dentista alla vicepresidenza di Confprofessioni. Un segnale politico verso la sua professione e l'ANDI oppure il premio alla sua attività all'interno di Confprofessioni negli anni?

Questa vicepresidenza non è stata per nulla scontata, anzi. Certamente è stato riconosciuto l'attivismo e la capillarità dell'Area Sanitaria e di ANDI in particolare. Spuntarla rispetto ai referenti di altre professioni come avvocati, notai, commercialisti, ingegneri, architetti e via dicendo non è stato facile sicuramente il merito al presidente Gaetano Stella che ha creduto in questa vicepresidenza sino in fondo. L'area sanitaria ha posto dei "paletti" in termini programmatici senza imporre candidature a tutti i costi. L'elezione alla fine è passata all'unanimità. Certamente il mio curriculum, definito da alcuni altamente prestigioso, così come il contributo alla crescita di Confprofessioni dato in questi ultimi anni, hanno fatto la differenza.

Va anche detto che i dentisti, nel campo della sanità sono, forse, gli unici liberi professionisti a tempo pieno rimasti.

Confermo a tutti gli effetti. Solo i veterinari seguono in termini di modalità d'esercizio un modello molto simile al nostro. Per quanto ci riguarda, la crisi professionale in atto -acuita dalla sofferenza economica soprattutto del ceto medio, cioè della persone che afferiva ai nostri studi- mette in forte discussione l’attuale modello rispetto a soluzioni alternative difficili da immaginare.

Dentisti che sono anche, tra i professionisti, quelli che hanno una gestione professionale complessa (per impegno di capitale e gestione dell'attività) sopratutto rispetto ad altre professioni rappresentate come per esempio avvocati e commercialisti. Che esperienza porterà?

In questi anni di presenza attiva in Giunta Confprofessioni ho già avuto modo di raccontare ed illustrare la situazione libero professionale odontoiatrica e le soluzioni, anche in termini di servizi, attuate proprio per il sostegno della stessa dall’associazione che ho avuto modo di guidare. D'altro canto la responsabilità di un dentista ai vertici dell'Ente Bilaterale piuttosto che la recente scelta di ANDI Servizi per la complessa gestione della formazione prevista dall' 81/08 la dice lunga circa la preparazione di ANDI nell’affrontare e risolvere i problemi. Non dimentichiamo che lo stesso Fondo Professioni, altra importante emanazione di Confprofessioni, è diretto da un'esponente dell'Area Sanitaria facente capo a Fimmg.     

Perchè Confprofessioni è importante per la professione odontoiatrica?

Le ultime presidenze ANDI, che è bene ricordare rappresentare con gli oltre 23.000 dentisti iscritti il sindacato di categoria più significativo in ambito odontoiatrico, hanno esplorato tutti i contesti politico sindacali e di servizi per il sostegno della professione. Si pensi alla conquista di prestigiosi risultati quali l'inserimento di un esponente della libera professione in Consiglio Superiore di Sanità piuttosto che non in svariate Commissione Ministeriali e ciò ieri come oggi. Si pensi a servizi straordinari quali la Polizza RC professionale dedicata, piuttosto che non la piattaforma per l'aggiornamento continuo ECM. Solo pochissimi ma importantissimi esempi di quanto l'Associazione ha saputo esprimere e ciò anche in un ambito allargato di governance quale ad esempio il Tavolo del Dentale. I tempi sono rapidamente cambiati. La crisi del modello professionale acuita dalla crisi economica ha, per quanto ci riguarda, palesato l'esiguità del "recinto della professione odontoiatrica". Immaginiamo che catastrofe sarebbe stata oggi se fosse prevalsa la proposta portata avanti da esponenti del Comparto di un Ordine professionale autonomo per i dentisti piuttosto che non di un Ente Previdenziale dedicato. La situazione attuale porta necessariamente ad orizzonti per la sopravvivenza ben più vasti. La rappresentatività del comparto odontoiatrico rispetto a battaglie quali gli studi di settore, redditometro e spesometro, possibili assetti societari possono essere affrontati solamente ricercando istanze comuni tra professioni diverse tra loro. Insomma, la ricerca anche di una rappresentatività più ampia e servizi più forti: Confidi e Cadiprof  sono un esempio in tal senso. 

Per gioco ha voglia di prevedere che anno sarà per i professionisti italiani ed in particolare per i dentisti?

A meno di più che improbabili colpi di scena per il comparto professionale e nello specifico per quello odontoiatrico le previsioni non sono positive. Anche solo per il fatto che in qualche caso è stata innescata una spirale di demagogico contrasto intercategoriale nella società italiana, dove le libere professioni continuano ad essere additate per il loro presunto corporativismo. Quello che si può immaginare è la continua e lenta deriva registrata in questi ultimi anni che ha portato molti studi professionali, come ad esempio quelli degli architetti che hanno a che fare con il "cliente pubblico", a chiudere i battenti. Lo stesso è avvenuto per molti studi odontoiatrici, laddove la tremenda morsa contraddittoria tra ridotti ricavi per un calo di una pazientela in difficoltà economica ed un aumento dei costi e della burocrazia portano a situazioni insostenibili. D'altro canto se vogliamo continuare a credere in taluni parametri economici a partire dal Pil, le prospettive per l'anno in corso sono ancora una volta negative. Le Professioni e tra esse l'odontoiatria si specchiano nel contesto socio-economico della società italiana. D'altro canto non vi è nessun elemento strutturale e congiunturale che lasci prevedere una ripresa quanto meno intesa come ritorno a situazioni professionali di un recente passato. Difficile che i professionisti italiani, con i tanti oneri, possano sposare un atteggiamento volto alla decrescita felice. Ecco i motivi della mia profonda preoccupazione che mi hanno portato, per certi versi in controvoglia dopo tanto impegno per la professione, ad accettare questa gravosa  testimonianza in Confprofessioni.

 


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