Che la crisi economica tocchi anche professioni un tempo “esenti” è cosa risaputa. In questi ultimi anni anche le attività professionali hanno riscontrato cali di fatturati a doppia cifra, dentisti compresi.
Secondo i dati di Confprofessioni elaborati da fonte Inps e riferiti al 2012 sono stati 4.043 i dipendenti degli studi professionali che hanno utilizzato la cassa integrazione in deroga (CIG), una opportunità concessa per la prima volta anche ai dipendenti degli studi professionali con il decreto legge 158/2008.
Studi di gestione del personale conto terzi (777 CIG), consulenza amministrativo gestionale (531 CIG) e studi notarili (434 CIG) quelli che hanno più utilizzato la cassa integrazione in deroga rispetto agli altri studi professionali.
Per quanto riguarda gli studi odontoiatrici, questi sono tra i primi tra le professioni che hanno richiesto la cassa integrazione in deroga per il proprio personale: 106 i CIG registrati.
Solo gli psicologi (431 CIG) hanno utilizzato più dei dentisti questo strumento, seguono poi gli studi dei medici specialisti (95 CIG), altre istituzioni sanitarie senza ricovero (55 CIG), altri servizi sanitari (21 CIG), ambulatori e poliambulatori (16CIG), studi di radiologia e radioterapia (16 CIG), servizi veterinari (4 CIG) e attività paramediche professionali (2 CIG).
“Certamente rispetto ai numeri dei collaboratori assunti negli studi odontoiatrici questi dati possono sembrare irrilevanti –ci dice il Vicepresidente di Confprofessioni Roberto Callioni- ma in realtà sono sintomatici della grave crisi che ha investito anche il comparto professionale. Poi c’è da rilevare che da un lato lo strumento della cassa integrazione in deroga per gli studi professionali non è ancora molto conosciuto e dall’altro c’è la volontà degli studi odontoiatrici di non disperdere la professionalità dei propri collaboratori, formati con molta attenzione e sacrifici”.
“Rimane il fatto –conclude Callioni- che nessuno, sino a qualche anno orsono, avrebbe immaginato che anche un dentista potesse pensare di ricorrere alla cassa integrazione e bene ha fatto Confprofessioni a sensibilizzare i Governi al fine di estendere questo strumento anche agli studi professionali”.
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