L’AIO Roma ha pubblicato sul proprio sito internet i risultati di un sondaggio che ha svolto via web nei mesi scorsi che mirava a capire come è organizzato il rapporto di lavoro tra il dentista libero professionista ed il centro odontoiatrico low-cost. Al sondaggio hanno risposto 106 dentisti che hanno avuto esperienza lavorativa in questi centri o tutt’ora lavorano.
Il primo dato che conferma come il rapporto di lavoro tra professionista e proprietà sia subordinato, e non autonomo, è la scelta dell’orario di lavoro: l’89% di coloro che hanno risposto ha detto che era imposto. In media chi ha partecipato al sondaggio si divide tra quelli che lavorano (oppure hanno lavorato) solo 34- ore al giorno oppure a tempo pieno in questi centri.
Un rapporto di lavoro precario visto che solo il 38% era regolato da un contratto mentre il 57% emette direttamente la fattura al centro e non al paziente. Meno netti altri indicatori come ad esempio la possibilità di allontanarsi dal centro (il 57% ha dichiarato di poterlo far liberamente) o della scelta delle ferie (il 54% decideva il periodo in autonomia).
Dato più preoccupante quello che ha voluto approfondire l’autonomia dell’odontoiatra sulle scelte terapeutiche da proporre al paziente. Solo il 38% ha dichiarato che queste venivano prese in autonomia, il 14% ha ammesso di essere stato condizionato nelle scelte dalla proprietà mentre il 46% ha candidamente dichiarato che a prendere le decisioni sulla terapia da proporre al paziente era il direttore del centro, che poi molto spesso non è neppure un odontoiatra. Alla faccia dell’obbligo di scelta della terapia secondo coscienza e scienza.
Nulla di anormale invece per quanto riguarda la gestione delle cartelle cliniche dei paziente, il 97% degli intervistati ha dichiarato che rimanevano in possesso del centro odontoiatrico ma il professionista poteva accedervi liberamente.
“Il sondaggio –commenta il presidente AIO Roma Giovanni Migliano- ha confermato che il rapporto di lavoro tra dentista e centro odontoiatrico non è un rapporto di collaborazione malgrado la fatturazione e la relativa ritenuta d’acconto. In realtà il collega può essere considerato un dipendente senza però beneficiare dei vantaggi di esserlo come le ferie pagate, il contributo ENPAM, le tutele in caso di malattia etc. In base a questi dati stiamo studiando le azioni politiche ma anche legali da intraprendere”.