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Rapporto PIT Salute 2013, la fotografia dell’agonia dell’assistenza sanitaria pubblica italiana
[mercoledì 17 luglio 2013]

Liste di attesa, ticket e accesso alle prestazioni sempre più difficile. E’ questa l’immagine del nostro Servizio Sanitario Nazionale così come emerge dal XVI Rapporto PiT Salute del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, presentato ieri a Roma al Ministero della Salute. “Meno sanità per tutti, la riforma strisciante” è il titolo del Rapporto, che dopo anni in cui gli errori medici rappresentavano il problema più sentito dalle persone, quest’anno vede appunto come prima voce quella dell’Accesso alle prestazioni sanitarie (18,4% del totale delle 27.491 segnalazioni del 2012).

Circa il 12% delle segnalazioni giunte al PiT Salute, nel corso del 2012, riguarda i costi a carico dei cittadini per accedere ad alcune prestazioni sanitarie. Se ieri il cittadino si rassegnava alla necessità di pagare per sopperire a un servizio carente, spiegano da Cittadinanzattiva, oggi vi rinuncia.

Il peso dei ticket sulla diagnostica e la specialistica (16,3%), rileva il rapporto, è il terzo settore segnalato dai cittadini come eccessivamente gravoso dal punto di vista economico (dopo quello farmaceutico e le prestazioni intramenia) e sta diventando un vero e proprio ostacolo alle cure. Dalla fotografia scattata dal Censis in occasione del Welfare Day, ricroda Cittadinanzattiva, oltre 9 milioni di italiani hanno denunciato che non possono accedere ad alcune prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno per mancanza di soldi. Di questi più di 2 milioni sono anziani, 5 milioni vivono in coppia con figli e 4 milioni risiedono nel Sud del Paese. Inoltre uno studio di Agenas mostra la diminuzione dell’8,5% delle prestazioni erogate a carico del Ssn. Nella fascia di popolazione che non ha esenzioni né per reddito né per patologie (che corrisponde alla metà circa di coloro che fanno ricorso alle prestazioni specialistiche), il dato ha raggiunto il 17,2%. Questo dato suggerisce che una parte di cittadini, visti i maggiori costi delle prestazioni del Ssn, ha deciso di non richiederle o di rinunciarvi del tutto o di acquistarle dalle strutture private (o in intramoenia).

Se poi in una famiglia è presente un invalido o un anziano c’è davvero di che preoccuparsi: strutture residenziali dai costi esorbitanti (7,6%), per le quali i cittadini arrivano a pagare in media all’anno 13.946 euro. Gli assegni di cura eliminati o inesistenti e l’insufficiente assistenza domiciliare costringono le famiglie a rivolgersi a badanti privati, determinando un aggravio di costi notevole che arriva in media a circa 8.488 euro annui.

Altro aspetto, negativo, segnalato dai cittadini quello delle liste di attesa per accedere ad esami, visite ed interventi chirurgici, per una visita odontoiatrica, nelle Asl che offrono il servizio, in media bisogna aspettare 6 mesi, 12 mesi per una visita urologica, oltre 9 mesi per una cardiologica.

“Ci troviamo di fronte ad un Servizio Sanitario inaccessibile, che decide chi curare utilizzando il criterio cronologico (impossibile ammalarsi a fine anno, vale a dire “chi prima arriva meglio alloggia”) e territoriale” commenta Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva e responsabile del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici. “Una selezione realizzata di fatto attraverso un taglio del Fondo Sanitario Nazionale senza precedenti, pari ad oltre 30 miliardi di euro nel periodo 2013-2015 e con effetti peraltro retroattivi, con tutto ciò che questo comporta”, ha aggiunto Aceti. “Un definanziamento pagato direttamente con i soldi dei cittadini, obbligati a farsi carico delle cure a costi sempre maggiori o a rinunciarvi, e sostituito dall’assistenza prestata dalle famiglie, pilastro reale del Sistema di welfare, nei confronti delle quali lo Stato ha attuato una vera e propria delega assistenziale”.

Queste le principali proposte del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva:

· Stop ad ulteriori tagli al Fondo Sanitario Nazionale.

• Aggiornare i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) attuando quanto previsto dall’art. 5 del Decreto Balduzzi: revisione elenchi delle patologie croniche e rare esenti, revisione del Nomenclatore Tariffario delle Protesi.

• Agire in maniera sistematica per governare le liste d’attesa, partendo da: aggiornamento del Piano di Governo delle liste di attesa scaduto da oltre un anno; gestione delle agende per i ricoveri ospedalieri più trasparente, promuovendo la messa in rete e la centralizzazione delle relative informazioni; trasparenza e consultabilità per tutti i cittadini dei tempi di attesa reali (e non solo i tempi massimi) per visite, esami, day surgery e ricoveri indicandoli sul proprio sito, in una apposita sezione denominata «Liste di attesa» (applicazione estensiva del decreto 33/13).

• Prevedere la discrezionalità della politica solo all’interno di una cornice rigida di competenze certificate, non solo nella nomina dei Direttori Generali delle ASL ma allargata ai  manager di Agenzie ed Enti pubblici che si occupano comunque di sanità.

• Coinvolgere le Organizzazioni dei cittadini e dei pazienti, azionisti e utenti del SSN:  nell’iter di approvazione del Nuovo Patto per la Salute che traccerà la sanità  per i prossimi anni e  nell’eventuale iter di riforma del sistema dei ticket.

A questo link la sintesi del Rapporto Pit Salute 2013


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