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Approvata la riforma ENPAM, ecco le novità per i dentisti
[lunedì 26 marzo 2012]

Con l’approvazione definitiva da parte del Consiglio Nazionale di sabato 24 marzo della contribuzione della Quota A del fondo ENPAM la riforma previdenziale di medici e dentisti è stata definitivamente varata, la riforma entrerà in vigore solo dopo il nulla osta da parte dei ministeri vigilanti.

“Siamo orgogliosi del senso di responsabilità della nostra categoria, che ha concluso in autonomia questo percorso di riforma per rispettare i nuovi requisiti di sostenibilità di lungo periodo – ha dichiarato il vicepresidente vicario della Fondazione ENPAM Alberto Oliveti -. La riforma garantisce adeguatezza delle prestazioni e l’equità nei confronti delle generazioni che verranno. Ci proponiamo adesso ai ministeri, convinti che sapranno riconoscere la bontà del lavoro fatto. Grazie a tutti coloro che hanno contribuito a questo risultato”.

La riforma, fanno notare da ENPAM, garantisce la sostenibilità del sistema a 50 anni e rispetta tutti gli altri requisiti introdotti dal decreto Salva Italia.

Due i criteri seguiti negli interventi di riordino. Il primo il rispetto del pro rata, la parte di pensione maturata fino al 31/12/2012 verrà calcolata con i vecchi criteri, non verrà toccato quanto assegnato prima del 2013 (contributi ordinari, aliquota modulare, riscatti della laurea, allineamento, etc). Il secondo la valutazione della tenuta del sistema su un unico bilancio tecnico della Fondazione; si è tenuto conto del saldo corrente (che include anche i proventi del patrimonio).

Per i fondi maggiori, spiegano dall’Ente previdenziale di medici e dentisti,  il metodo di calcolo della pensione resta il contributivo indiretto; un sistema che considera, la citazione è quanto dichiarato dal Ministro del Lavoro Elsa Fornero, “un periodo di riferimento per il computo del reddito pensionabile pari all’intera vita lavorativa, sempre nella previsione di aliquote di rendimento che garantiscano l’equità attuariale e la sostenibilità finanziaria del sistema”. Un secondo vantaggio è che la rivalutazione è agganciata all’inflazione (che notoriamente è sempre in crescita) invece che al PIL, che può avere anche un andamento prossimo allo zero (come accaduto nel 2011) o addirittura negativo (come previsto per il 2012).

Ma cosa cambia?

Per la pensione di vecchiaia l’innalzamento dell’ètà pensionabile sarà graduale: fino al 31 dicembre 2012 rimane a 65 anni, nel 2013 salirà a 65 anni e 6 mesi, nel 2014 a 66 anni, nel 2015 a 66 anni e 6 mesi, nel 2016 a 67 anni, nel 2017 a 67 anni e 6 mesi, dal 2018 in poi l’età per percepire la pensione di anzianità sarà di 68 anni.

Per le pensione di anticipata queste le nuove scadenze: fino al 31 dicembre 2012 serviranno 58 anni con applicazione finestre, dal 2013 ci vorranno 59 anni e 6 mesi, dal 2014 60 anni, dal 2015 60 anni e sei mesi, dal 2016 61 anni, 2017 61 anni e sei mesi, dal 2018 in poi per godere della pensione anticipata ci vorranno 62 anni. Chi sceglierà il pensionamento anticipato avrà una riduzione rispetto alla pensione ordinaria perché percepirà l’assegno per un numero maggiore di anni.

Oltre che il requisito dell’età minima sarà necessario maturare un’anzianità contributiva di 35 anni e un’anzianità di laurea di 30 anni; oppure, senza il requisito dell’età minima, si potrà andare in pensione anticipata con un’anzianità contributiva di 42 anni e un’anzianità di laurea di 30 anni.

Chi resterà a lavoro più a lungo continuerà ad essere premiato: i contributi versati dopo il compimento dell’età per la pensione di vecchiaia varranno il 20% in più.

Per le giovani generazioni sono previste misure migliorative. Gli iscritti con età inferiore ai 50 anni potranno contare, a partire dal 1° gennaio 2013, su un tasso di rivalutazione dei contributi versati al 100%dell’inflazione, per tutti gli altri invece il tasso è pari al 75%.

Una riforma che guarda con un occhio di riguardo ai giovani consentendo anche la possibilità di aumentare l’aliquota di prestazione (o aliquota di rendimento) sulla base dell’avanzo economico che risulterà dai prossimi bilanci tecnici. L’incremento dell’aliquota farà crescere l’importo della rendita mensile della pensione.

L’aliquota contributiva per la Quota “B”, il fondo dove sono iscritti la maggioranza dei dentisti, resta il 12,5% fino al 2014. Dal 1° gennaio 2015 ci sarà un aumento graduale dell’1% all’anno fino a un massimo del 19,5% (nel 2021).  I contributi versati dal 1° gennaio 2013 verranno trasformati in rendita mensile con un’aliquota di prestazione (o rendimento) dell’1,25%. È previsto anche un aumento del tetto di reddito entro il quale si pagano i contributi ordinari: nel 2013 sarà di 70.000 euro, nel 2014 sarà di 85.000 euro, fino ad agganciarsi, dal 2015 in poi, al massimale stabilito dalla legge per l’Inps.

Il metodo di calcolo della pensione resta il contributivo indiretto ENPAM ovvero stabilito dall’Ente sulla base ai compensi versati rivalutati secondo tecniche attariali.

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