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Rischio Aids e Epatite per 7mila pazienti di un dentista USA, non avrebbe disinfettato i propri strumenti. Libero (ANDI): in Italia la normativa è più tutelante per il paziente
[martedì 2 aprile 2013]

Migliaia di pazienti che hanno frequentato le cliniche di un dentista di Tulsa, paesino in Oklahoma (USA), dovranno sottoporsi ai test per Hiv ed Epatite dopo che le autorità sanitarie hanno rilevato condizioni igieniche precarie.

Secondo quanto riportato dai mezzi d’informazione statunitensi, che hanno dato molto risalto alla news (sotto il video del servizio della CNN), sarebbero circa 7mila i pazienti esposti al rischio virus di epatite B e C e Hiv.

Gli ispettori sanitari, dopo la denuncia di un paziente risultato positivo all’AIDS senza aver tenuto comportamenti a rischio, avrebbero rilevato che nelle cliniche del dentista statunitense gli strumenti utilizzati per curar ei pazienti non venivano sterilizzati, alcuni erano pure arrugginiti.

“Rispetto agli USA la normativa italiana in merito al rischio contagio è molto più severa anche se non sempre chiara, da noi quanto successo States non è possibile, almeno in strutture autorizzate. Diverso in un contensto illegale come quello degli studi abusivi”, commenta il Segretario Sindacale ANDI Alberto Libero.

“Una norma del 28 settembre1990 indica che noi dentisti dobbiamo evitare il contagio umano adottando le misure necessarie, ma non indica quali. Cosa che invece hanno fatto le Regioni che hanno legiferato in tema di autorizzazione sanitarie, ma la conseguenza è stata avere norme in certi casi differenti da Regione e Regione. Come ANDI abbiamo, prima attraverso i corsi per la 626 e dopo con quelli sulla 81/08, dato indicazioni su come evitare i contagi attraverso una attenta sterilizzazione degli strumenti utilizzati da noi dentisti per curare i pazienti”.

Questi gli obblighi che come datore di lavoro il dentista deve rispettare secondo quanto dettato dalla 81/08 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro:

- Effettuare la valutazione del rischio, tenendo conto di tutte le informazioni disponibili sulle caratteristiche degli agenti biologici e delle modalità lavorative;

- Adottare misure protettive e preventive in relazione al rischio di esposizione;

- Effettuare nuovamente la valutazione del rischio in occasione di modifiche significative dell’attività lavorativa e qualora siano passati tre anni dall’ultima effettuata;

- Se la valutazione mette in evidenza un rischio per la salute o la sicurezza dei lavoratori, adottare misure tecniche, organizzative e procedurali idonee, al fine di evitare ogni esposizione degli stessi ad agenti biologici, nonché di misure igieniche;

- Adottare misure specifiche per le strutture sanitarie e veterinarie, per i laboratori e per i processi industriali;

- Adottare specifiche misure per l’emergenza in caso di incidenti che possono provocare la dispersione nell’ambiente di agenti biologici di gruppo 2, 3 o 4;

- Adottare misure idonee affinché i lavoratori e/o i loro rappresentanti ricevano una formazione sufficientemente adeguata.

Sull’argomento leggi anche:

Linee guida Ispel per lo studio odontoiatrico 

Manuale ANDI prevenzione delle infezioni in odontoiatria 


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