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L’Antitrust scrive al Governo in merito alle liberalizzazioni. Tra i suggerimenti più libertà sulle tariffe professionali e meno limitazioni all’accesso in università
[mercoledì 3 ottobre 2012]

Nuovo appello a favore di scelte più incisive sulle liberazioni arriva dall’Antitrust che, sollecitato dal Governo Monti, ha inviato una segnalazione al fine della predisposizione del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza. Pur avendo compiuto passi importanti verso una progressiva liberalizzazione dei mercati, scrive il presidente Antitrust Giovanni Pitruzzella, “ancora molto resta da fare”.

Il documento entra nel merito, suggerendo proposte operative, delle varie aree di mercato, compresa sanità e servizi professionali.

Per quanto riguarda i professionisti, pur elencando i tanti interventi introdotti negli anni per “aprire il mercato dei servizi professionali regolamentati”, l’Antitrust interviene, ancora, sulle tariffe professionali evidenziando come siano rimasti dei vincoli sulle tariffe dei professionisti. Sotto accusa la norma che chiede il rispetto “dell’adeguatezza del compenso del professionista rispetto al decoro professionale ed all’importanza dell’opera”. “Al fine di garantire la piena efficacia delle norme che hanno introdotto la liberalizzazione delle tariffe professionali -propone l’Antitrust- è necessario eliminare il riferimento all’adeguatezza del compenso all’importanza dell’opera, contenuto nell’articolo 9, comma 4, del decreto legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito con modificazioni dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, nonché abrogare il comma 2 dell’articolo 2233 del Codice Civile, che prevede che “in ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata all'importanza dell'opera e al decoro della professione”.

Ma nono solo le tariffe, l’Autorità della Concorrenza e del Mercato in tema di università ritiene che “permangono ingiustificati ostacoli all’accesso alle professioni, già nella fase di ammissione ai corsi universitari formativi per il futuro svolgimento della professione”. Infatti, motiva, in fase di individuazione del numero chiuso per l’accesso ai corsi di laurea, tra i criteri previsti permane quello di tenere conto del “fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo”, criterio non strettamente legato all’offerta formativa delle università e idoneo a restringere ingiustificatamente l’accesso ai corsi di laurea prodromici all’esame di abilitazione. La proposta è quella di sopprimere il riferimento, in sede di determinazione annuale del numero dei posti per i corsi universitari, al “fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo”.

Sull’argomento leggi anche:

[09/01/2012] Antitrust “consiglia” Parlamento e Governo su liberalizzazioni 

[18/04/2012] Antitrust bacchetta ancora una volta gli Ordini. Pitruzzella: “rimasti a modelli dell’800”

 


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